Cento ore in trenta secondi
[Onde #226] Un pensiero su come tenere insieme chi passa al volo e il cuore del messaggio.

Noi viviamo un progetto per cento ore, chi lo incontra gli dedica trenta secondi. Succede quasi sempre così. Non è mancanza di rispetto, è il modo in cui funziona il tempo delle persone. Quando lo accetti, finisci per scrivere meglio.
Chi arriva da fuori deve capire in fretta se restare. È una cosa che mi ripeto continuamente quando preparo un testo. Perché, ci piaccia o meno, l’ingresso conta più di tutto.
La prima riga deve incuriosire, oppure dire cos’è, perché importa adesso e cosa succede se decidi di proseguire. Se non riesci a farlo in un paio di frasi significa che il punto non è ancora chiaro neppure a te.
Ho imparato che è fondamentale scrivere “a strati”. Al primo sguardo deve reggere una frase madre che sta in piedi da sola. Subito sotto vengono i criteri: cosa stiamo considerando, cosa no, quali sono le opzioni sul tavolo. Solo dopo arriva il contesto per chi vuole approfondire: numeri, link, casi, dietro le quinte. Non stai nascondendo, stai rispettando velocità diverse: chi ha poco tempo non affoga, chi ne ha di più trova la porta giusta.
Il rischio più comune, quando si è immersi per settimane, è confondere completezza con pertinenza. La pagina diventa l’inventario della nostra fatica e perdiamo di vista a cosa serve davvero. Io provo a tenere solo ciò che sposta una decisione o un comportamento, il resto lo lascio andare. Anche se non sempre è semplice tagliare senza sensi di colpa.
Per capire se l’apertura funziona prova a farti un “test dei trenta secondi”. Leggi l’incipit ad alta voce e chiediti: se capitassi qui per caso avrei capito dove vuoi portarmi? E c’è un segno di concretezza (una scelta, un numero, un rischio dichiarato) che renda la promessa credibile? Quando una di queste cose manca, riscrivi l’ingresso.
È un lavoro di cura che abbassa il rumore e alza la fiducia.
Anche il lessico aiuta. Evita parole-coperta che dicono tutto e niente e preferisci verbi che mostrano le scelte. Non “stiamo valutando”, ma “confrontiamo A e B per questi motivi”. Piccole differenze che liberano il lettore dal decifrare e gli restituiscono tempo.
Trenta secondi possono sembrarti un’inezia in confronto alle ore di fatica che hai messo in quel testo o in quel progetto. Ma trenta secondi bastano per un patto: io metto chiarezza, tu metti attenzione. Se funziona, andiamo avanti.
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✍🏻 Scrivere - Parole che invitano a scrivere: i prompt di scrittura. Non i prompt per far scrivere l’AI: quelli che fanno scrivere te.
li tratta come inneschi: un verbo d’azione, un perimetro chiaro (tempo/luogo), un limite di tempo/spazio e una “lente” (prima persona, lettera, elenco). Pochi ingredienti, tanta resa.🎧 Ascoltare - Le ultime dottoresse dell’Afghanistan. Laura Cappon ha viaggiato tra gli ospedali di Kabul e delle province afghane. Ha parlato con le dottoresse che resistono nonostante i Talebani abbiano chiuso scuole e università alle donne. Si può ancora fare le dottoresse, ma non lo si può più diventare. La domanda è: se continueranno a governare, come faranno le donne a curarsi e partorire?
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