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Giornalismo e podcasting da... indipendente
[Onde #146] La parola a chi ne sa: intervista a Teresa Potenza
Una newsletter con consigli, link, news per una comunicazione migliore: a lavoro e nella vita di tutti i giorni. Ogni settimana.
È passata solo una settimana dall’ultima volta che ci siamo sentiti, ma mai come questa volta mi sembra una vita. Perché, per fortuna e purtroppo, sono successe un sacco di cose.
Domenica scorsa è stato bello parlare di newsletter alla Milano Digital Week e incontrare di persona alcuni lettori. Se eri presente e non ti sei palesat* scrivimi, mi fa piacere. Così come se sei arrivat* a questa newsletter dopo quell’incontro, fammelo sapere!
A inizio settimana invece sono partito per un viaggio di lavoro in Francia molto bello e interessante. Posso confermarti che cambiare aria per un po’ fa sempre bene alla creatività e all’entusiasmo.
E poi, purtroppo, tutti questi giorni sono stati accompagnati da un’altra maledetta serie di violenze e morti. Impossibile non esserne profondamente toccati. Questo non è sicuramente il luogo per parlarne e - se mi conosci da tempo - sai qual è la mia regola: più silenzio possibile per ascoltare chi davvero ne sa.
A tal proposito però, questa settimana condivido con te l’intervista che ho fatto a Teresa Potenza, giornalista e podcaster indipendente. Una chiacchierata super interessante in cui abbiamo parlato di queste professioni, del suo legame con il Medio Oriente, ma anche di verifica delle fonti e intelligenza artificiale.
Non mi resta che augurarti buona lettura!
A domenica prossima,
Simone
🌊 L’onda giusta
Tra le domande che ricevo più spesso c’è sicuramente quella sul mio percorso professionale, su come sono arrivato a fare ciò che faccio oggi. In particolar modo per quanto riguarda l’aspetto giornalistico. E così, siccome Teresa Potenza è una giornalista e podcaster indipendente, per prima cosa le ho chiesto proprio qual è stato il suo percorso.
Ho preso il tesserino nel 2005: venivo da un’esperienza in agenzia di comunicazione quando decisi di iscrivermi a una delle scuole di giornalismo dell'Ordine dei Giornalisti: quella di Urbino. Un'esperienza fondamentale, che mi ha permesso di cominciare a entrare nel mondo delle redazioni: sono stata al Corriere, a Radio 24, a Panorama e per ultima all'Ansa di Londra. Ed è lì che decisi di fermarmi anche dopo la fine del mio stage, per circa un anno. Da Londra continuavo a collaborare per Panorama e anche per il Guardian, finché ho ricevuto una proposta da quello che un tempo era Panorama Economy e decisi di coglierla, tornando a Milano.
Ho lavorato in Mondadori fino al 2010, quando mi trasferii a Damasco. Tornata a Milano dopo lo scoppio della guerra, ho deciso di ricominciare da freelance, collaborando per varie testate. Ora sono davvero felice e orgogliosa del mio essere indipendente, che ha i suoi pro come i suoi contro.
E quali sono quindi i vantaggi e gli svantaggi di questa "indipendenza" nel mondo del podcasting e del giornalismo?
Essere una giornalista e podcaster indipendente significa innanzitutto essere "sola", cioè non poter contare su grossi nomi che a volte bastano per aprirti qualche porta. Quelle porte dobbiamo saperle aprire da noi, ma credo che questo ci aiuti a trovare coraggio e ad avere più fiducia in noi stessi.
Un altro ostacolo è quello dei fondi: non abbiamo un editore, ma dobbiamo comunque impiegare tempo e risorse per fare un ottimo lavoro e questo non è sempre facile. A volte è necessario avere altre entrate economiche oppure contare su finanziamenti esterni: per esempio, per il mio ultimo podcast, che è una inchiesta sulla compravendita di organi, sono supportata dalla piattaforma Podstar.it, che si occupa di raccogliere fondi da privati e aziende, che credono nel progetto e soprattutto nei valori che ne stanno alla base.
Poi, però, ci sono i vantaggi dell'essere indipendente: libertà di movimento - cioè di scegliere in modo del tutto autonomo come portare avanti la verifica delle fonti o quali esperti intervistare. Ma anche la libertà di esplorare formati nuovi e diverse modalità di racconto. E infine, credo che essere indipendenti rafforzi il legame con chi ci ascolta (o legge), perché le persone sanno che non subiamo pressioni esterne.
Chi ha scelto di vivere per un periodo della propria vita a Damasco non può che avere un rapporto speciale con il Medio Oriente, e la Siria in particolare. Ma com’è nato il legame con questi luoghi, che sono al centro di Ponti Invisibili, il primo podcast di Teresa Potenza?
La premessa è che ho sempre amato esplorare lingue e culture diverse, attraverso il viaggio e attraverso lo studio. Gli esteri è la redazione che ho più amato. Ma il momento di svolta è arrivato nel 2010: era un anno molto buio per me a livello personale, e allora decisi di lasciare tutto e andare in vacanza a Damasco, per approfondire un po' l'arabo che già da un po' studiavo per interesse personale, ma senza grossi risultati.
Lì incontrai un ragazzo siriano, che poi sarebbe diventato mio marito e decidemmo di vivere a Damasco. Ma scoppiò la guerra civile, noi ci ritrovammo nel mezzo della prima protesta antigovernativa e da quel momento tutto è cambiato.
Tornata a Milano, ho deciso che mi sarei dedicata a costruire ponti e connessioni, per abbattere gli stereotipi che abbiamo nei confronti di altre culture. E focalizzarmi sulla Siria e sul Medio Oriente è stato naturale, dal momento che ormai conoscevo bene quel mondo: lo avevo vissuto da italiana, piena di stereotipi e pregiudizi, ma anche dall'interno. E mi sono resa conto che conoscere entrambi i punti di vista poteva aggiungere moltissimo valore al mio lavoro.
E da questo primo lavoro e da questi temi ha preso spunto anche il secondo podcast di Teresa Potenza - un progetto decisamente interessante per chi ama il mondo del giornalismo e dei contenuti audio - che lei stessa ci racconta così:
Si chiama "Merce di Scambio" ed è un podcast sul traffico di organi. È un’indagine giornalistica che parte da un punto di vista particolare: quello di una donna che, all'improvviso, si è ritrovata sola, con due figli accanto ma senza più nulla, truffata, derubata e con un marito vittima di rapimento. Per uscire da questa situazione ha fatto una scelta consapevole: ha venduto un rene. Questa storia vera, però, è diventata lo spunto per andare oltre, per porre domande e approfondire temi di cui si parla poco e attraverso narrative troppo stereotipate. Per capire le dinamiche e comprendere i dati ho intervistato professionisti in campi diversi: psicologia ed etica, criminologia e donazione degli organi.
La prima puntata è uscita il 25 settembre e si può ascoltare su tutte le piattaforme, insieme al trailer.
Ma in quanto giornalista, Teresa Potenza si è appassionata molto anche ai temi dell'intelligenza artificiale e della verifica delle fonti. Quanto il giornalismo può sposarsi con l'IA e sfruttarla? E quali sono i rischi invece?
L'IA generativa è adesso, non è più il futuro. Credo che anche la nostra professione debba accoglierla e usarla in modo etico, perché supporti il nostro lavoro. Non saranno le macchine a dominare il mondo (o forse sì un giorno, ma oggi non ci è dato saperlo!), bensì chi le saprà usare: quello che noi giornalisti possiamo fare è non solo informare le persone, ma anche divulgare come utilizzare l'IA in maniera corretta ed etica.
L'IA può alleggerire i compiti più automatici, farci risparmiare molto tempo nel lavoro di ricerca, può insomma supportarci e farci anche fare un lavoro migliore, se alla base poniamo i principi etici e un'attenzione sempre maggiore alla verifica delle fonti e delle informazioni che l'IA ci rimanda.
Mai come in questa epoca è importante essere sicuri di ciò che divulghiamo, perché aumenta a dismisura il rischio di disinformazione, manipolazione dell'opinione pubblica, circolazione di notizie false e di una maggiore diffusione di pregiudizi e stereotipi - che l'IA stessa ci rimanda, dal momento che è addestrata su dati provenienti da esseri umani.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche toccate dall’intervista, sul sito di Teresa Potenza trovi molti articoli dedicati a geopolitica e intelligenza artificiale e puoi iscriverti anche alla sua newsletter.
E se ti interessa capire meglio quanto sta accadendo in questi giorni, non solo dal punto di vista geopolitico ma anche di comunicazione della crisi, puoi leggere il suo ultimo articolo: La guerra della disinformazione: i social media nel conflitto tra Israele e Palestina.
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