La giusta ambizione
[Onde #215] Il successo che non si misura in algoritmi, ma in quanto ci sentiamo allineati con quello che facciamo.
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Ci sono parole che, per un po’, sembrano sparire. Non le usi, non le leggi, non le senti in giro. Poi all’improvviso tornano. Ti bussano alla mente, quasi volessero ricordarti qualcosa.
A me è successo con “ambizione”. Penso sia un termine con cui ci stiamo confrontando molto tutti ultimamente.
L’ho sempre considerata una parola potente, ma anche un po’ scomoda. A volte troppo carica di aspettative, altre volte troppo svuotata di senso. Un tempo sembrava significare solo visibilità, carriera, velocità. Molto spesso poi è stata usata come termine di giudizio decisamente pericoloso: o eri ambizios* oppure ti stavi accontentando.
E invece oggi sento che l’ambizione sta cambiando forma. Non è più solo spinta, ma anche direzione. Non è solo desiderio di arrivare, ma volontà di costruire. In un mondo che corre, chi riesce a restare fermo quando serve – e a scegliere con intenzione – forse è proprio chi ha più chiara la meta.
Da più parti questa tendenza viene chiamata “quiet ambition”. E sì, mi piace molto. È l’ambizione di chi lavora in profondità, senza bisogno di dichiararlo ogni volta. Un concetto che mi fa riflettere su quanto sta cambiando il nostro modo di stare nel lavoro, soprattutto per chi crea, scrive, comunica.
Non è più tempo di rincorrere visibilità a tutti i costi. È il tempo – secondo me – di dare valore all’energia mentale, alla coerenza, alla qualità del pensiero.
Di coltivare progetti che crescono nel tempo. Di dire “faccio meno, ma meglio”.
Di avere successo senza doverlo spiegare a tutti, ogni giorno.
Questa non è pigrizia. È cura. È un nuovo modo di intendere la crescita: più orizzontale, più sostenibile, più vera. Una nuova forma di successo, più silenziosa ma anche più autentica. Che non si misura in algoritmi o traguardi visibili, ma in quanto ci sentiamo allineati con quello che facciamo.
E la tua ambizione che forma ha? Lo senti questo allineamento?
✍🏻 Corrente di parole
[La revisione che serve]
Dopo aver scritto un testo, quanto tempo aspetti prima di rileggerlo? Un'ora? Un giorno? Mai?
So che la tentazione è forte: finisci di scrivere, rileggi una volta velocemente, sistemi un paio di virgole e via, pubblicato. Solo che la fretta e l’entusiasmo sono due pessimi editor.
Nelle puntate precedenti abbiamo parlato di costruire frasi, scegliere dettagli, gestire i tempi. Ora però è arrivato il momento di parlare di quella che molti considerano la fase più noiosa: la revisione. E proprio qui sta il punto: se la vedi come una seccatura, la stai facendo nel modo sbagliato.
La revisione non è un giudizio sul tuo lavoro. Non è il momento in cui devi diventare un critico spietato delle tue parole. È più come una conversazione amichevole con il testo, un'occasione per migliorare ciò che hai già creato.
Con l’esperienza ho scoperto che il trucco sta nel distacco temporale. Quando rileggi subito dopo aver scritto, conosci già tutto a memoria. Il tuo cervello riempie automaticamente i vuoti, addolcisce le asperità, ti fa leggere quello che volevi scrivere, non quello che hai davvero scritto.
Il metodo pratico
Aspetta almeno qualche ora prima di rileggere. Meglio ancora se riesci ad attendere una notte. Quando riapri il testo, leggilo ad alta voce, perché ti farà notare inciampi che l'occhio non vede. Non cercare la perfezione, cerca la chiarezza.
Fai attenzione a questi segnali:
Frasi che ti costringono a rileggerle due volte per capirle
Passaggi dove pensi "qui forse dovrei spiegare meglio"
Momenti in cui la tua voce inciampa mentre leggi ad alta voce
Esercizio della settimana
Prendi un testo che hai scritto almeno una settimana fa (anche se l’hai già pubblicato).
Leggilo ad alta voce e segnati ogni punto in cui la tua voce rallenta o inciampa.
Poi chiedi a te stesso: "Se fossi il lettore, cosa non capirei di questo passaggio?"
Ricorda: la revisione non è il momento di giudicare il tuo lavoro, ma di renderlo più generoso per chi lo leggerà.
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💡I link della settimana
💻 Lavorare - Fidelizzare i clienti che hanno già acquistato sul tuo e-commerce. Vendere è una cosa, tenere il cliente è un’altra. Qui Bee Social mette giù una serie di consigli utili per trasformare un primo acquisto in una relazione duratura.
📱 Social - La storia del Viral Post Generator per LinkedIn. Come uno strumento parodia, che scimmiottava i post ego-riferiti di tanti professionisti del web, è diventato virale davvero.
🛠️ Il tool - Tecniche e guide per migliorare i prompt. Se hai sentito dire che “basta scrivere due righe” per ottenere miracoli dall’AI… sai già che la realtà è un’altra. Raffaele Gaito spiega come scrivere prompt intelligenti e precisi, con link a guide ufficiali e tecniche concrete.
📚 Leggere - Ogni maledetta mattina. Cinque lezioni sul vizio di scrivere. Piperno parla di quella fame strana che ti spinge a sederti ogni giorno davanti a una tastiera, tra piacere, odio, ambizione e ossessione. Una lettura che fa venire voglia di scrivere (e capire perché lo si fa).
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🎧 Ascoltare - Numeri uno. Un podcast per chi ama i libri anche quando sono ancora solo un’idea. Qui si racconta la storia dietro quei romanzi che hanno segnato un prima e un dopo nell’editoria.
C'è qualcuno che ti viene in mente leggendo la newsletter? Portalo tra queste Onde!
grazie Simone per questa Onda che arriva all’alba di una pausa lavorativa che mi sono più o meno auto imposta: un paio di mesi che utilizzerò per ricostruire la mia identità professionale e ripartire camminando sulle mie gambe.
mi ha infuso un po’ di coraggio.
sempre bello leggerti!
👋Simone🙏🏼✨mi piace leggere 👀 la tua newsletter, evidenziando la scelta di argomenti che ‘sento vicini’ come questa volta la “quiet ambition”! Sempre curiosa anche dei tuoi suggerimenti (nei link)👏