Pixel, pane e immaginazione
[Onde #211] Quando è stata l'ultima volta che hai dato un odore o un suono a una tua idea?
L’altro giorno, finita la giornata di lavoro, mi sono sentito più stanco del solito. Non solo affaticato – quella è routine – ma proprio un po’ intontito, come se la testa fosse rimasta altrove. Poi ho fatto due conti: avevo passato quasi nove ore davanti a un unico rettangolo luminoso, interrotto solo da un paio di pause veloci. Occhi stanchi, dita bollenti sulla tastiera e – soprattutto – il resto dei sensi spenti, in modalità risparmio energetico.
Tutto ciò che ho prodotto in quella giornata sarà quindi di buona qualità? Tu che pensi?
Questa settimana non voglio parlarti di burnout o di routine più salutari, ma di qualcosa che spesso dimentichiamo: quanto contano i sensi nel nostro lavoro creativo.

Ci ho pensato di più proprio quel giorno, perché avevo fatto pochissime pause. Ma se ci rifletti, ci accade spesso: il digitale ci tiene “accesi”, ma intanto spegne tutto ciò che non passa dai pixel.
Eppure la creatività nasce proprio dall’orchestra dei sensi che tiene insieme occhi, orecchie, naso, pelle e palato.
Forse dovremmo ricominciare ad allenarli, questi sensi. Anche – e soprattutto – lontano da uno schermo.
Se il nostro storytelling fosse una serie tv, oggi produrremmo quasi solo la traccia video, ignorando la colonna sonora, i rumori di fondo, perfino il profumo di scena. Da qui il cortocircuito: idee visivamente impeccabili ma emotivamente piatte, contenuti impeccabili che non lasciano traccia nella memoria profonda.
La neuroscienza lo ripete da tempo: più canali sensoriali coinvolgiamo, più forte sarà il segnale che il cervello archivia.
Ecco perché dovremmo sempre tenere a mente una sorta di “sceneggiatura sensoriale”: una mappa che trasforma ogni fase di un progetto in un’esperienza fatta di suoni, colori, odori, ritmi.
Non si tratta di un esercizio in più, ma di un cambio di prospettiva: ogni senso diventa una lente aggiuntiva per testare coerenza, ritmo e tono. Se il concept che stiamo sviluppando ha un colore dominante, che suono lo accompagna? Un profumo agrumato racconta la stessa storia di un font spigoloso?
Chi vive di cucina lo prova ogni giorno sulla pelle - anzi, sulle orecchie e sul naso - prima ancora che sul palato: il crepitio di una crosta di pane appena sfornato rafforza la promessa di fragranza, lo sbuffo del tappo di uno Champagne prepara già la bocca alla sua freschezza, il profumo di basilico spezzato a mano firma un piatto di pasta ancor prima che arrivi in tavola.
Eppure mescolare i sensi non è un vezzo da creativi estrosi: è un modo molto pratico per accorgersi di stonature, aggiustare il tono del racconto, lasciare un segno nella memoria più di qualunque scritta lampeggiante che dice “clicca qui”.
Chiudo questa onda con una domanda semplice: quando hai pensato l’ultima volta all’odore della tua idea?
Rispondere a domande come queste – prima ancora di aprire Figma o Google Doc – potrebbe essere il passo che riaccende quella parte di immaginazione che lo schermo, da solo, non sa stimolare.
✍🏻 Corrente di parole
[Gestire il tempo nel testo]
Quando scrivi, il tempo verbale che scegli non è solo una questione grammaticale. È una decisione narrativa che cambia completamente l'esperienza di chi legge. Motivo per cui bisogna farci sempre grande attenzione.
Il passato crea distanza, offre prospettiva. "Camminò lungo la spiaggia, le onde lambivano i suoi piedi". C'è qualcosa di definitivo, di già accaduto. Chi legge sa che la storia ha già una forma, un destino compiuto.
Il presente, invece, avvicina, elimina le distanze. "Cammina lungo la spiaggia, le onde lambiscono i suoi piedi". Improvvisamente, non stiamo più ascoltando un racconto, stiamo assistendo a qualcosa che accade proprio ora, senza sapere dove ci porterà.
Ma la vera magia sta nel saperli alternare: un flashback al passato che irrompe nella narrazione al presente; un momento di riflessione al presente che illumina eventi passati. Variare il tempo verbale può rivelare emozioni diverse, aprire nuove prospettive.
Il trucco pratico
Prima di iniziare a scrivere, chiediti: voglio che il lettore osservi questa storia come un testimone (presente) o come un ascoltatore (passato)? La risposta determinerà non solo i verbi, ma il tipo di intimità che creerai con chi legge.
Considera queste due versioni:
"Aprì la lettera. Le mani tremavano mentre leggeva quelle parole che cambiarono tutto per sempre".
Oppure:
"Apre la lettera. Le mani tremano. Legge quelle parole e capisce: sta cambiando tutto".
La prima raccontata da una distanza sicura, la seconda accade proprio davanti ai nostri occhi. Stessa scena, esperienza completamente diversa.
Esercizio della settimana
Prendi un paragrafo che hai scritto al passato e riscrivilo al presente.
Poi scrivine un terzo mescolando i due tempi verbali con un cambio intenzionale a metà.
Osserva come cambia il ritmo, l'immediatezza, la tensione narrativa.
Il bello del tempo verbale è che non si tratta solo di grammatica: è uno strumento narrativo potente quanto le parole che scegli.
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💡I link della settimana
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📱 Social – La strategia per le Instagram Stories nel 2025. Le Stories sono ancora una delle armi più potenti su Instagram, ma serve strategia. Qui trovi consigli pratici (e concreti) su cosa pubblicare, quante storie fare e come mantenere viva l’attenzione. Spoiler: meglio poche ma ben fatte.
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