Quali parole ti servono?
[Onde #227] Un tentativo di guardare le parole come scelte di campo, non solo come strumenti del mestiere.
Quali parole ti servono?
Inizio con una domanda dal duplice significato. Il merito è della bellezza dell’italiano, l’ispirazione invece arriva da un professionista che le parole le sa usare benissimo, da sempre.
Mi riferisco a
e al suo “Parole che servono”, libro che ho letto, stropicciato e sottolineato molto in questi giorni. Il suo sguardo è sul mondo della pubblicità e delle marche, sul modo in cui comunichiamo in mezzo ad algoritmi, promozioni mirate, media sempre più affollati. Ma ha anche il pregio, quello che hanno i libri “fatti bene”, di lasciarti addosso le domande giuste. Quelle che poi ti porti dietro.Quali parole mi servono davvero oggi, per come voglio lavorare e per come voglio stare nello spazio pubblico?

Il bello quando pensiamo alle “parole che servono” è che possiamo leggere questa espressione in due direzioni.
Ci sono le parole di cui avremo bisogno nei prossimi anni, quelle che ci aiuteranno a raccontare un’economia diversa, un’idea di successo meno tossica, un modo più civile di stare online. E poi ci sono le parole che “si mettono al servizio” di qualcosa: un progetto, una comunità, un cliente, un pezzo di mondo che vogliamo cambiare piano piano. In mezzo, ci finisce il nostro mestiere.
Negli ultimi anni tutti noi abbiamo usato parole che funzionavano benissimo per gli algoritmi e molto meno per le persone. Parole che facevano numeri, ma non relazione. Lo vediamo quando rileggiamo vecchi post e vecchie presentazioni: si sente la mano, ma non sempre si sente la voce. E si capisce che sono parole che servivano solo a mostrare la “conoscenza del linguaggio”.
Iabichino, a un certo punto, scrive:
Basta interrogarsi sul ruolo delle intelligenze artificiali, sono già al lavoro e non aiuteranno a fare meglio, se non saremo in grado di interrogare le nostre di intelligenze e il segno che vogliamo lasciare.
Questa frase per me sta diventando una sorta di promemoria quotidiano. Possiamo continuare a chiederci cosa farà l’AI al posto nostro, oppure possiamo usare quella stessa energia per scegliere meglio dove vogliamo mettere le parole che portiamo in giro con il nostro nome, con la nostra faccia.
E attenzione: le parole che servono non sono per forza perfette. A volte sono rugose e spigolose, fanno fatica a stare dentro una slide. Però aprono spazio. Invitano a ragionare, a chiedere o, perché no, anche a dissentire. Dicono “questo è il nostro pezzo di responsabilità” invece di parlare in astratto di “valori”. Sono parole che non hanno paura di legarsi ai fatti.
Credo che oggi più che mai sia fondamentale domandarsi a cosa serve la nostra scrittura. Se al profitto di breve termine o al feed del giorno, oppure a una relazione più onesta con chi ci legge, con chi compra, con chi lavora dall’altra parte del tavolo. Quando la risposta è chiara, il lessico si pulisce da solo. Certe formule si staccano, altre trovano posto.
Come avrai capito, questa puntata di Onde è una puntata che si interroga, più che dare risposte. E quindi vorrei lasciarti proprio con queste domande, che partono dalle pagine di un libro e che devono diventare sempre più nostre: quali parole ti servono oggi, nel lavoro che fai e nel modo in cui ti presenti? E di che cosa vuoi che siano davvero al servizio?
🌊 L’Onda giusta
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💡 I link della settimana
💻 Lavorare - Perché devi avere un’immagine coordinata per la tua attività. Logo, colori, font, grafiche: se ognuno va per conto suo, chi ti trova non ti riconosce più. L’articolo spiega bene cos’è davvero l’immagine coordinata, come si incastra con brand identity e brand image e perché una presenza visiva coerente – online e offline – ti aiuta a essere ricordat* e a sembrare (ed essere) più professionale.
📱 Social - Cultura, creator e conversioni: come sfruttare al meglio il periodo delle festività con YouTube. Natale non si gioca solo su vetrine e feed: tantissimo succede su YouTube, dove le persone cercano idee regalo, confrontano prodotti e si fidano di creator e recensioni lunghe. Google mostra come usare bene il periodo festivo: presidiare i momenti culturali (concerti, partite, eventi), lavorare con i creator giusti e usare i formati video per accompagnare le persone da “idea vaga” a “ok, compro questo”.
🛠️ Il tool - InspireAi. È come avere un “ghostwriter tascabile” per il personal brand: parti dalle tue idee e lui ti aiuta a trasformarle in post, thread e contenuti allineati alla tua voce, con in più un feed di trend per non parlare nel vuoto. Interessante se vuoi pubblicare con costanza su LinkedIn e social senza passare le serate a fissare il cursore che lampeggia.
📚 Leggere - Usa il cervello prima che lui usi te. È un manuale di autodifesa cognitiva, ma si legge come un racconto: emozioni, dopamina, amigdala & co. diventano personaggi che parlano tra loro e ti mostrano cosa succede in testa quando ti fai fregare da automatismi, stress e notifiche. Utile se ti senti spesso col “pilota automatico” e vuoi rimettere il cervello al centro, con esempi concreti e piccoli esercizi da applicare subito.
✍🏻 Scrivere - Come usare la formula AIDA nel copywriting. Riccardo Esposito riprende il classico schema AIDA (Attenzione, Interesse, Desiderio, Azione) e lo porta nella scrittura di oggi: titoli che fermano lo scroll, testi che tengono agganciato chi legge e call to action che non suonano forzate. È una di quelle strutture “sempreverdi” che ti toglie dal foglio bianco e ti aiuta a capire dove il tuo testo si inceppa.
🎧 Ascoltare - Doppio fondo. Un podcast true crime molto “civile”: racconta due omicidi e un cold case a Brindisi, tra Sacra Corona Unita, processi, testimoni che cambiano versione e una città che per anni è rimasta sospesa. È più un lavoro di memoria e giustizia che di morbosa curiosità, con un ritmo narrativo che ti porta dentro la storia senza spettacolarizzarla.
🌊 La newsletter del mare
È uscita la nuova puntata di
. Ho scritto di un tema su cui sto cercando di tenere i riflettori accesi: l’estrazione mineraria nei fondali marini. Uno studio sui sedimenti di scarto del deep-sea mining racconta gli effetti negativi su zooplancton, pesci e predatori.Vuoi condividere un pensiero su questi temi e farmi sapere la tua opinione?



Grazie davvero per le tue parole. Per chi scrive incontrare chi ti legge così ripaga di tutte le fatiche ed è incoraggiante. Grazie.
Grazie Simone sempre bellissima la tua newsletter 🙏