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Vedere è meglio che farsi raccontare
[Onde #137] Che effetto hanno avuto i podcast sul giornalismo? Cosa funziona e cosa no? Una chiacchierata con Carlo Annese (Piano P) sul mondo dei contenuti audio
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Se sei tra i nuovi iscritti delle ultime settimane, devi sapere che periodicamente dedico una puntata della newsletter a un’intervista “a chi ne sa”. Ovvero a esperti della comunicazione, che ci aiutano a capire meglio il loro settore. Questa è una di quelle occasioni e parliamo di contenuti audio: podcast e giornalismo. E lo facciamo con un professionista che personalmente stimo molto.
Buona lettura!
🌊 L’onda giusta… con Carlo Annese
Ho fatto una lunga - e piacevole - chiacchierata con Carlo Annese, giornalista e creatore di Piano P, piattaforma di podcast giornalistici che negli anni ha sfornato diversi contenuti di qualità e che hanno avuto anche parecchio successo. Alcuni dei più famosi, che potresti aver ascoltato: Da Costa a Costa, Risciò, Milano Europa, Domani, Lievito Madre.
Ma vediamo cosa mi ha raccontato sul settore.
Podcast e… giornalismo
Cominciamo dal rapporto tra podcast e giornalismo. Cos’ha dato questo format audio alla professione? Ha portato nuova linfa?
“Ha dato una dimensione diversa, che mancava, dal punto di vista di chi produce podcast in Italia. E mi riferisco ai long-form, alla possibilità di raccontare storie lunghe, approfondire, non eccedendo in teatralizzazione del racconto. Ma raccontando con la stessa attenzione e con lo stesso rispetto delle regole deontologiche che sono necessarie per fare del buon giornalismo”.
Approfondimento dunque. Con tutti i risvolti positivi che porta con sé, come spiega Carlo Annese:
“Questo ha dato senz'altro la possibilità di uscire dal vincolo della notizia veloce, del giudizio in quattro righe che spesso è un giudizio orecchiato, visto sui social e quindi - come posso dire - masticato, molto masticato e non pensato. Ecco, questa è una cosa che secondo me mancava molto”.
Una tendenza anticipata dalla carta stampata:
“È il naturale seguito di un fenomeno che si è verificato 4/5 anni fa. Mentre tutti i giornali classici perdevano lettori, in Italia stava esplodendo il fenomeno di Internazionale. Ricordo che hanno fatto tipo 85-90mila abbonamenti tutti in una volta grazie al loro interessantissimo lavoro di traduzione dei migliori articoli dei giornali stranieri. Articoli che consentono di conoscere storie, paesi, personaggi, luoghi e molto altro attraverso la lettura settimanale di long-form”.
Qualcosa che nel nostro Paese non è così comune.
“Noi questo non lo avevamo, non lo abbiamo. Molti giornalisti italiani con la scusa di internet e con la situazione inevitabile dei tagli agli organici hanno smesso di andare in giro”.
“Molti giornalisti italiani hanno smesso di accendere le orecchie, aprire gli occhi e guardare la realtà. Alcuni podcast lo fanno”.
Qualche esempio virtuoso?
“Beh è il caso di Stories per quanto riguarda gli esteri, è il caso di Francesco Costa (Morning), è stato il caso di Risciò e di diverse altre contenuti sull'Europa”.
Ma non tutto può essere rose e fiori. Il pericolo di ricadere in errori già visti in passato è alto.
“Dal punto di vista di chi produce - spiega Carlo Annese - il rischio è di rifare la stessa strada dei giornali cartacei tradizionali. Ovvero sedersi in studio: sto qui, non mi muovo, non vedo più e qualcuno me lo racconta. La mia speranza è che si facciano più podcast in presa diretta, che il format vada sempre di più verso l’audio documentario. Piuttosto che sedersi in studio e fare ‘filosofia’ insieme ad altre due o tre persone”.
“Inoltre, siamo convinti che il giornalismo significhi sempre di più e soltanto parlare di politica, parlare di quello che succede nei palazzi del potere. In realtà c'è un sacco di altre cose di cui si può parlare”.
E tra queste c’è sicuramente la cronaca. Tema su cui ci sono ancora ampi margini di miglioramento:
“I fatti di cronaca nera di cui si parla sono sempre gli stessi. Ma ce ne sono purtroppo tantissimi altri che non vengono a galla e che hanno una complessità, un portato umano impressionante e che nessuno ha voglia di tirar fuori. Qualcosa però si sta muovendo. Sta aumentando il desiderio di occuparsi anche di altro”.
Podcast e… sostenibilità economica!
C’è un altro tema che però è ancora in cerca di risposta. Ed è di fondamentale importanza: la sostenibilità economica dei podcast. Con l’avvento del digitale i giornali cartacei non hanno trovato la via per rendere sostenibili i loro siti (il modello incentrato su numero di clic e banner ha solo peggiorato le cose). Con i podcast invece? Siamo sulla strada giusta o ripeteremo lo stesso errore?
“Io di solito mi attiro gli odi di tutti perché sono spesso della fazione dei disfattisti. Purtroppo da mesi dico che la bolla esploderà per un fatto molto semplice: al momento non esiste un modello di business, quello classico dei giornali non è applicabile ai podcast”.
Eppure ora tutti parlano di podcast…
“Nel 2016 - spiega Annese - facevo il giro delle sette chiese per spiegare che cosa fossero, mentre oggi se non ne parli, se non ne hai uno non sei nessuno. Ma in questo momento ci sono più podcast da ascoltare di quelli che vengono ascoltati, cioè c'è più offerta che effettiva domanda. E se le aziende continuano a ragionare nella maniera tradizionale, tolgono ulteriore valore”. Un concetto che ritroverai più giù, nei link settimanali, riferito a un altro settore: l’editoria. Ma non ti spoilero nulla. Andiamo avanti con le parole di Carlo:
“Molti brand ora cominciano a tirare le somme e dicono di aver speso troppo. Chi produce deve riuscire a capovolgere questo ragionamento o comunque a convincere chi investe che si tratta di un investimento fatto non per vendere un prodotto, non per raggiungere grandi cifre, ma per raggiungere un pubblico ben selezionato che si identifica in chi parla, in chi racconta e di conseguenza per traslazione si identifica anche con il Brand che sostiene quel tipo di prodotto”.
Il settore è composto da realtà molto eterogenee tra loro, ma trovare un modello di business gioverebbe a tutti:
“Io sono un piccolo produttore, un libero professionista con diversi collaboratori. Faccio fatica, ma sono contento dei miei risultati. Questo perché ho una struttura piccola e agile. Altri però hanno strutture più importanti, quindi molti stipendi da pagare e dunque è fondamentale trovare una sostenibilità economica”.
“C'è questa situazione bizzarra per cui ci sono delle buonissime produzioni, ma molte case editrici in questo momento concepiscono il compenso di un podcast più o meno alla stessa stregua (in proporzione) di un pezzo su un sito. Una miseria, quindi è necessario avere dei brand che sostengano i progetti”.
Un modello che però non deve però tralasciare la sostanza in nome del denaro. Almeno per quanto riguarda i format giornalistici.
“I costi sono molto alti, ma chi come me fa podcast giornalistici deve riuscire a imporre un modello che non sia una marchettata, una pubblicità camuffata”.
“Dobbiamo continuare a fare del contenuto che rispetti determinate regole, non vendere pubblicità. - aggiunge Carlo Annese - Bisogna un po' tornare a quello che erano prima i giornali: nel senso che per le generazioni precedenti si comprava il Corriere della Sera perché era il Corriere o si leggeva La Repubblica proprio perché era La Repubblica. Diciamo che è l'operazione che sta facendo molto bene Il Post. Creare l'identità e la comunità intorno”.
Ascolti in crescita (moderata)
E dal punto di vista degli ascolti, la crescita continua?
“Numeri alla mano devo dire che c'è una crescita complessiva. Nel senso che c'è un pubblico che segue più cose diverse”, spiega Carlo Annese.
“Dietro i primi 10 della classifica dei più ascoltati ci sono tantissimi podcast che prima avrebbero avuto ascolti nell'ordine delle centinaia, adesso cominciano ad avere ascolti nell'ordine delle migliaia. Se moltiplichiamo per un numero sempre più ampio di produzioni possiamo dire che sicuramente c'è un'attenzione reale. Si ascolta un po' di più, ma senza esagerare”.
Consigli e novità
Passiamo al momento dei consigli. Cosa ascolta e cosa piace a un produttore di podcast?
“Sono sincero, devo dire che adesso ascolto principalmente singoli episodi per capire la tecnica e come sono fatti. Comunque, come dicevo prima, Stories di Cecilia Sala mi piace, è fatto bene. Così come merita anche il Mondo, podcast di Internazionale”.
“E poi ascolto moltissime produzioni in inglese, perché sono podcast fatti molto bene e fonte di straordinarie soluzioni. Recentemente ho ripreso una produzione canadese, The Shadows, anche se è vecchia. E poi mi piacciono le serie della BBC che si chiamano Understand”.
Da ascoltare e non produttore posso dire che sono diversi gli ascolti interessanti da fare anche tra le produzioni di Piano P e infatti questo è uno dei motivi per cui ho voluto fare questa chiacchierata con Carlo.
“Sottobosco orizzontale secondo me è una cosa molto ben riuscita, - racconta - mi piace molto e mi è piaciuto tanto lavorarci”. In contrapposizione con il Bosco Verticale, questo podcast per RaiPlay parla della difficoltà dell'abitare ai margini a Milano.
E poi c’è una novità da scoprire:
“La federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro mi ha proposto di fare una serie sui temi dell'acqua. Che cosa significa oggi l'acqua in Italia e nel mondo, dal mare agli oceani, dall'acqua potabile a quella dei fiumi, dalla siccità all’aumento delle temperature”, spiega Carlo Annese. Il podcast si chiama La via dell’acqua e lo puoi ascoltare qui.
Mentre io concludo consigliandoti Cani violenti, che avevo già suggerito circa un annetto fa. Il tema della violenza tra i giovani è di grande d’attualità e questa serie rimane un ascolto molto interessante.
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💡 I link della settimana
💻 Lavorare - Quando si lavora nel mondo della comunicazione, soprattutto a livello aziendale, prima o poi capita di fare qualche caxxata. Quell’errore che ti attira critiche e attacchi sui social. Tante volte poi, se non si è preparati, si rischia di fare ancora più danni cercando di mettere una pezza. Dobbiamo imparare a conoscere il Crisis Management per capire come salvare la reputazione di un brand.
📱 Social - Senza un’attenta fase di analisi dei dati, un progetto rischia di essere totalmente inutile. Perché non sappiamo cosa ha funzionato e cosa no. Così come non lo capisce il nostro cliente. Ecco quindi cos’è e come si fa un social media report delle campagne. Un’attività sottovalutata, ma fondamentale.
🛠️ Il tool - Kapsule. Un modo per far viaggiare nel tempo i tuoi messaggi. Con questa app puoi registrare un video, scegliere a chi mandarlo e programmare la data di invio. Tra un mese, come tra dieci anni…
📚 Leggere - Aumentano gli scrittori, ma calano i lettori. Il 30% dei libri non vende nemmeno una copia. Ecco perché ho fatto certe domande a Carlo Annese sui podcast. La sensazione è un po’ la stessa.
✍️ Scrivere - 10 cose sulla scrittura che devi sapere per risparmiare tempo ed evitare la frustrazione. Scrivere è faticoso, quindi se davanti alla fatica corri a guardare i video dei gattini potrebbe proprio non fare al caso tuo.
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Vedere è meglio che farsi raccontare
Ottima intervista, hai fatto bene a "spammarla" su Scrolling Infinito 😉